Trasformare casa in ufficio. Ecco come!
Spesso un libero professionista ha la necessità di avere uno studio tutto per sé nel quale poter lavorare in tranquillità.
A volte però sostenere le spese di un affitto può essere difficile. Una valida alternativa potrebbe essere quella di destinare una parte della propria abitazione ad uso ufficio. In che modo?
Se l’attività che svolgete non prevede contatti col pubblico e non richiede quindi il soddisfacimento di particolari requisiti potrete tranquillamente trasformare una stanza di casa nel vostro studio.
Questo non richiederà nessuna autorizzazione in quanto la vostra casa, che catastalmente si trova in categoria A2, rimarrà tale. Si parla in questo caso di “uso promiscuo dell’immobile”.
Per questa tipologia di immobili la legge dà la possibilità al professionista di dedurre dal proprio reddito una somma pari alla metà della rendita catastale
Il discorso cambia nel caso in cui vi troviate di fronte all’esigenza di aprire i locali al pubblico.
In tal caso si rende necessario apportare modifiche di tipo strutturale: la parte di casa ad uso abitativo deve essere distinta da quella che verrà utilizzata come ufficio.
In questo modo l’abitazione rimarrà registrata la catasto in categoria A2 mentre la parte adibita ad uso ufficio sarà in categoria A10. Per far sì che ciò sia possibile occorre richiedere al Comune un cambio di destinazione d’uso.
Successivamente bisogna aggiornare la propria situazione fiscale presso l’Agenzia delle Entrate e infine il Comune dovrà rilasciare il certificato di agibilità. Se dovessimo decidere di destinare tutta la nostra casa ad uso ufficio e questo non comportasse lavori di ristrutturazione sarà sufficiente presentare in Comune una SCIA (segnalazione certificata di inizio attività).
Chiaramente se il nostro immobile si trova all’interno di un condominio sarà necessario consultarne il regolamento che di fatto potrebbe impedire lo svolgimento di un’attività professionale all’interno dello stabile.
Se così fosse, l’unica opzione possibile sarebbe quella di indire un assemblea condominiale e cercare di far approvare il progetto, e quindi eliminare la restrizione del regolamento, all’unanimità.